Daniele Francesconi, un segretario “rivoluzionario” a capo di Generali

25 Settembre 2018

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“Il morbo infuria / il pan ci manca / sul ponte sventola / bandiera bianca”. Chi non ricorda il celebre passaggio della poesia L’ultima ora di Venezia di Arnaldo Fusinato, letterato e patriota, che mise in rima l’epica difesa guidata da Daniele Manin della città lagunare, che, dopo quasi un anno dalla proclamazione della Repubblica di San Marco, si dovette arrendere alle forze austriache.

L’episodio fu uno dei più significativi nel contesto dei moti insurrezionali del 1848 che coinvolsero numerose città italiane ed europee, in quelli che già allora potevano considerarsi i centri vitali di Generali: Venezia, Milano, Firenze, Napoli da una parte, Vienna, Budapest e Praga dall’altra.

Fascicolo personale di Daniele Francesconi (1863-1875)

La nascita della Repubblica veneta a opera di Manin trovò l’appoggio di vari esponenti di Generali, come Leone Pincherle (segretario) e Isacco Pesaro Maurogonato (in seguito consigliere e direttore), che si schierarono apertamente a fianco dei rivoltosi, assumendo in seno al nuovo governo cariche di rilievo. Dopo la capitolazione di Venezia nel 1849 furono costretti all’esilio.

A sostituire Pincherle nella carica di segretario della Direzione veneta venne chiamato nel febbraio 1850 Daniele Francesconi. Nativo della marca trevigiana (Cordignano 1810-Venezia 1875), apparteneva da oltre un decennio alla famiglia di Generali quale agente a Ceneda, presso Vittorio Veneto, dove si era trasferito per esercitare la libera professione di ingegnere civile, dopo essersi laureato presso l’università di Padova. Aderì alla Repubblica di San Marco: al comando della Legione trevigiana si distinse nella difesa del forte di Marghera. Dopo la capitolazione di Venezia, Francesconi riparò in Svizzera, per poi rientrare in patria grazie a un’amnistia concessa dalle autorità austriache, assumendo la responsabilità dello sviluppo del lavoro di Generali in tutta la penisola in qualità di segretario.

Ca’ Corniani (XX sec.)

Dopo i moti rivoluzionari, Trieste riprese la sua espansione economica. Il suo porto era il primo dell’Impero e il secondo dell’Europa meridionale dopo Marsiglia, grazie anche al completamento della Südbahn, la linea ferroviaria meridionale che univa Trieste a Vienna. Anche Generali beneficiò del clima economico positivo dopo la parentesi del Quarantotto. Per diversificare i propri impieghi, la società si rivolse all’investimento fondiario, grazie all’intuito e alla lungimiranza di Francesconi. Nel 1851 si procedette all’acquisto di una vasta area paludosa nel Veneto, tra il Livenza e Caorle: dalla radicale opera di bonifica nacque l’azienda Ca’ Corniani, oggi parte importante della realtà imprenditoriale di Genagricola.

Quale sia stata l’attività politica di Francesconi nel decennio successivo al suo ritorno a Venezia non ci è possibile stabilire. Sta di fatto che nel giugno 1859, in seguito a tumulti di piazza, venne arrestato. Fu liberato dalla prigionia dopo i trattati che seguirono all’armistizio di Villafranca, ma non poté ritornare in laguna, perché colpito da decreto di bando, fino alla conclusione della terza guerra d’indipendenza nel 1866 che portò all’annessione del Veneto all’Italia.

Circolare della Direzione veneta (1866) / ph. Duccio Zennaro

Durante il confino continuò però a dirigere il segretariato veneto prima da Torino e poi da Milano, tanta era la fiducia che la Direzione di Trieste riponeva nelle sue eminenti qualità di tecnico e d’organizzatore. Risale, infatti, al suo primo soggiorno torinese nel 1860 un ampio e lucido studio sull’ «attuale sistema di gestione in Italia della Compagnia di Assicurazioni Generali e progetto di un sistema nuovo», impostato sull’amministrazione diretta degli affari italiani da parte della Direzione veneta. Più di duecento pagine manoscritte presentate ai vertici aziendali nel gennaio 1861 (data prossima alla proclamazione del Regno d’Italia), tutt’ora conservate dall’Archivio storico di Generali.

«Ingegnere agronomo attaccato alle assicurazioni incendi, innamorato specialmente delle assicurazioni grandine», come scrisse di lui il suo discepolo Marco Besso, Daniele Francesconi appartenne a quella schiera di uomini di Generali che fecero della loro storia la storia della compagnia.

Maggiori informazioni in A. MILLO, Daniele Francesconi, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 178-183.